LA RESURREZIONE PIERO DELLA FRANCESCA - IL RESTAURO

Venerdì 21 novembre si è svolta la presentazione dell’avvio delle attività di restauro della Resurrezione di Piero della Francesca presso il Museo Civico alla presenza del Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo On. Ilaria Borletti Buitoni, Daniela Frullani Sindaco di Sansepolcro ,Agostino Bureca Soprintendente BAP SAE di Arezzo,

Cecilia Frosinini Direttrice del Settore Conservazione Dipinti Murali Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Dr. Aldo Osti Mecenate, finanziatore del restauro.

 

Messaggio del Sindaco di Sansepolcro, Prof.ssa Daniela Frullani

 “Ringrazio a nome della città di Sansepolcro il dott. Aldo Osti, per il quale la nostra comunità riserverà sempre un posto speciale per la sua grande generosità. In questi tempi così complicati chi decide di devolvere una cifra così importante per la cultura e la conservazione del patrimonio artistico, è sicuramente mosso da grande altruismo e attenzione verso le generazioni future. Insieme a me, è tutto il consiglio comunale e la Giunta che, anche tramite atti ufficiali, esprimono un caloroso ringraziamento per questa importante donazione che permetterà di intervenire, grazie anche allo stanziamento del Comune e al lavoro dei tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure e della Soprintendenza,  su quelle criticità che lo scorrere dei secoli ha inevitabilmente provocato all’opera.

Nessun intervento di restauro era mai stato dedicato all’opera, perfetta anche nella tecnica realizzativa utilizzata dal Maestro. Tuttavia i risultati delle sofisticate indagini conoscitive non invasive realizzate negli ultimi anni all’interno del progetto St@rt  finanziato dalla Regione Toscana, hanno rivelato che qualcosa doveva essere fatto per preservarla nel suo splendore per altri 500 anni almeno.

Un ringraziamento particolare quindi va al Dott. Andrea Borghesi, fino a pochi mesi fa Assessore nella mia giunta con il quale abbiamo lavorato molto, e al dott. Gianfranco Faina, che seguono il restauro per conto del Dott. Aldo Osti. Tutti loro hanno un comune denominatore a Sansepolcro rappresentato dalla Buitoni, la pasta italiana più famosa al mondo, che quasi 200 anni fa fu inventata a Sansepolcro da due biturgensi e che oggi è diventata una delle più grandi multinazionali. 

Buitoni è anche il nome del Sottosegretario al quale estendo il mio ringraziamento per la sempre generosa disponibilità e con la quale stiamo cercando di fare qualche passo in avanti per un importante progetto che riguarda un altro pezzo fondamentale della città che è la fortezza mediceo-malatestiana, di proprietà privata ma una delle più interessanti ed intatte del Paese.

Piero della Francesca volle realizzare l’affresco nell’allora sala dei Conservatori, dove gli uomini più illustri della città nel ‘400 si riunivano per prendere decisioni politiche ed amministrative. L’opera ancora oggi, a distanza di più di cinquecento anni, è il simbolo stesso della città. Questa è un’ulteriore viva testimonianza  della grandezza del Maestro di Sansepolcro che ha universalmente toccato l’anima di chiunque si sia soffermato a contemplare il suo più prezioso capolavoro. Speriamo che tutto questo sia di buon auspicio per una resurrezione più generale del nostro Paese che potrà avvenire attraverso l’arte e la cultura.” 

Dichiarazione dell’Assessore alla Cultura e Turismo di Sansepolcro, Dott.ssa Chiara Andreini

 “I visitatori del Museo di Sansepolcro potranno continuare a godere dell’opera e di tutte le altre opere del Maestro e non, conservate nella pinacoteca. Questo sarà possibile grazie all’istallazione di una struttura che sarà posizionata prima di iniziare il restauro e che offrirà un’opportunità in più agli appassionati, permettendogli di scrutare attraverso un percorso dedicato le fasi del restauro, solitamente nascoste al pubblico”.

 

Messaggio del Dr. Aldo Osti al Comune di Sansepolcro:

“Avendo lavorato, agli inizi della mia carriera, alla Buitoni, quando la sede degli Uffici era a Sansepolcro, ho avuto modo di conoscere bene “il Borgo” e apprezzare “i borghesi” tanto che mio figlio è tra questi, essendo nato tra voi. L’ospedale, nel 1965, era situato in un Palazzo del ‘400 e le partorienti entravano ed uscivano dalla “sala parto” in braccio ad un robusto infermiere, e così fece mia moglie parigina, inizialmente non molto preparata all’incontro con la provincia italiana.

Avevo letto molti romanzi di Aldous Huxley, che ho sempre amato (forse anche portato a questo dalla mia omonimia); conoscevo il giudizio lusinghiero espresso da questi per la Resurrezione e fu forse questo che mi portò ad apprezzare non solo questo splendido affresco e quanto presente nel museo Civico, ma quanto di Piero si poteva ammirare nei dintorni del Borgo, dalla splendida Madonna di Monterchi (allora si chiedeva la chiave alla custode) alla Leggenda della Vera Croce a San Francesco ad Arezzo, allora non ancora restaurata e francamente poco visibile a meno di possedere una buona torcia elettrica.

Come italiani siamo abituati a considerare la presenza di tante opere d’arte attorno a noi come qualcosa di corrente quanto le nostre belle giornate. Tutti però consideriamo la presenza massiccia del “bello” tra noi come una ricchezza, la vera ricchezza del nostro Paese, anche se troppo sovente siamo portati a trascurarlo pressati da “necessità”, vere o presunte che siano.

La Resurrezione rappresenta un capolavoro che è parte della nostra cultura occidentale e che parla a noi italiani o non, a noi europei o non, che parla all’Uomo, insomma. Da italiano sento la responsabilità di preservarlo perché ne fruiscano le generazioni che ci seguiranno. Grazie Piero.”

Aldo Osti

Aldo Osti è milanese di nascita, ma ha frequentato le scuole a Roma dove la sua famiglia, di origine emiliana, si trasferì nel 1931, lo stesso anno della sua nascita. Si è laureato in Scienze agrarie a Portici e, qualche anno dopo, ha ottenuto un Ph.D. in Economia Agraria alla Università di Cornell negli U.S.A. con una borsa di studio delle Harkness Followships of the Commonwealth Fund americano. Dopo un primo periodo nell’ Istituto di Economia Agraria di Roma per uno studio sugli effetti della Riforma Agraria in Italia, ha sempre lavorato nell’ industria alimentare, italiana (la Buitoni) ed internazionale: prima alla Nestlé negli U.S.A. ed a Vevey e, alla conclusione della sua carriera, nel gruppo alimentare americano Nabisco (ora parte della Kraft), prima dirigendo la Saiwa di Genova e poi come Responsabile delle attività europee, con sede a Parigi. Vive in Svizzera,  a Lugano, “a cavallo” tra la Francia, dove vivono i suoi figli, e l’Italia.

"RICONOSCERE"

LA NECESSITÀ DEL RESTAURO

Sono anni che si parla della necessità di un intervento sulla Resurrezione di Piero della Francesca, un dipinto collocato su una parete che viene costantemente monitorata con sensori, in una zona a rischio sismico, sulla superficie pittorica sono state riscontrate microcadute e in alcuni punti sollevamenti dell'intonaco. La presenza di una canna fumaria sul retro ha nel tempo prodotto alterazioni del legante di alcuni colori stesi a tempera soprattutto nel paesaggio e poi da tempo sono stati individuati anche i segni preoccupanti di quel fenomeno noto come solfatazione della calce, aspetti di cui certamente ci parleranno i colleghi dell'Opificio, ma finalmente oggi si sono create le condizioni per poter procedere al restauro.

 

COLLABORAZIONE: LA CONVENZIONE

Con questa conferenza stampa andiamo a celebrare l'inizio del restauro della Resurrezione come un primo importante successo. E' infatti il risultato di un felice incontro tra istituzioni diverse: il Comune proprietario del bene, la Soprintendenza organo preposto alla tutela delle opere, l'Opificio delle Pietre Dure espressione della più alta specializzazione in materia di restauro, i vari istituti scientifici ed universitari già coinvolti nelle indagini diagnostiche e soprattutto la disponibilità e sensibilità di un generoso mecenate privato, il sig. Aldo OSTI.

Questo restauro si svolgerà, dunque, all'insegna della collaborazione, sotto la direzione di due storici dell'arte la dott.ssa Cecilia Frosinini dell'OPD e la dott.ssa Luisa Caporossi della Soprintendenza di Arezzo, affidato alle mani di due restauratori Paola Ilaria Mariotti dell'OPD e Umberto Senserini della Soprintendenza di Arezzo che ha già avuto il privilegio di restaurare Piero della Francesca sui ponteggi della cappella Bacci ad Arezzo.

 

RICONOSCIMENTO DI UN'OPERA D'ARTE

Varie istituzioni e privati, dunque, tutti concordi e uniti su un unico progetto il cui collante è dato dalla somma dei valori storico artistici, culturali ed estetici presenti nella Resurrezione di Piero della Francesca.

Il restauro di questo capolavoro passa dunque principalmente per il riconoscimento, condiviso da tutti, dei "valori" dell'opera e dalla profonda consapevolezza e convinzione che tali valori vadano conservati, che è poi il primo corollario della Teoria del Restauro di Brandi: "qualsiasi comportamento verso l'opera d'arte, ivi compreso l'intervento del restauro, dipende dall'avvenuto riconoscimento o no dell'opera d'arte come opera d'arte." se il "riconoscimento non avviene, l'opera d'arte è opera d'arte solo potenzialmente".

 

LA TUTELA DELLO STATO

Ad un Soprintendente che deve occuparsi di tutela di tutto il patrimonio culturale e non solo dei capolavori questa felice sinergia pone però anche domande e offre spunti di riflessione. Non sempre il riconoscimento dei "valori" di un'opera d'arte è così sentito, le opere minori o comunque meno note, di minor impatto sul grande pubblico, che magari necessitano di un intervento anche molto complesso, non godono delle stesse attenzioni dei capolavori e anche quando, per usare la formula del Codice, i funzionari del Ministero ne "dichiarano l'interesse", mancano le risorse finanziare per provvedere.

Le Soprintendenze loro malgrado si trovano a svolgere così un'attività principalmente di vigilanza più che di reale tutela, portandosi dietro la triste immagine di istituzione dei divieti più che di quella che nell'interesse di tutti si prende amorevole cura della bellezza e dei valori culturali del Paese, di quello che con definizione infelice siamo soliti definire patrimonio culturale.

Il restauro migliore si dice è quello non fatto, è quello che si può evitare con una sistematica attività di prevenzione e con una visione complessiva dell'opera che tenga presente opera d'arte e contesto in cui è inserita, inutile avere cura della Resurrezione di Piero e trascurare le condizioni dell'edificio che lo contiene. Eppure resta difficile recuperare fondi per interventi minori, di manutenzione, pianificati che non conducano necessariamente ad un evento spettacolare come il recupero della visibilità di un capolavoro riconosciuto. Insomma c'è un meccanismo apparentemente virtuoso nel restauro di un capolavoro: suscita meraviglia, apprezzamento e stimola una sensibilità degli individui che può aiutare anche a raccogliere nuovi  finanziamenti per un successivo intervento. Ma la tutela sul territorio che compete allo Stato deve essere ispirata da altri criteri: interventi pianificati, programmati volti ad impedire che si arrivi a quella forma di "rovina" che poi richiede l'intervento di restauro. Bisognerebbe, pertanto, lavorare anche in questo senso, tentando di creare una sensibilità verso un "riconoscimento" anche per questo quotidiano preoccuparsi del "patrimonio" meno appariscente e spettacolare.

IL DIPINTO: MANCATO RICONOSCIMENTO

 

Ma per tornare a Piero della Francesca forse anche la Resurrezione ci parla di questo, di un mancato riconoscimento, in questo caso di un tenere come le guardie ai piedi del sarcofago gli occhi chiusi di fronte alla grandezza della vittoria sulla morte.

Come spesso capita in Piero della Francesca l'elemento rivoluzionario della sua arte sta nel trasformare temi iconografici codificati e tradizionali in una stupefacente sintesi di solennità e realismo che danno quell'impressione di modernità che ancora oggi ci colpisce e ci emoziona.

Il capolavoro che è in questa sala, come è noto, si ispira ad un'opera di Niccolò da Segna ora conservata nel Duomo di Sansepolcro, un'opera del 1346, eseguita un secolo prima della Resurrezione, eppure modello importante per Piero della Francesca: ne riprende la figura del Cristo frontale che con realismo esce dal sarcofago poggiando il piede sul bordo del sepolcro, il manto rosso e i soldati addormentanti.

Ne modifica però alcuni elementi che ne fanno il capolavoro che conosciamo: il Cristo di Niccolò da Segna realisticamente e umanamente sembra scavalcare il bordo del sepolcro, questo realismo è accentuato dalla prospettiva del sarcofago di cui si vede l'interno, per rendere la soprannaturalità dell'evento  il pittore senese inserisce il Cristo in una mandorla sorretta da angeli.

Viceversa Piero della Francesca elimina ogni elemento soprannaturale, il Cristo che esce dal sepolcro emoziona perché racconta qualcosa di vero, un uomo morto che risorge, non servono angeli, né la mandorla. Però nello stesso tempo, come già notato da molti, Piero della Francesca sa suggerire la distanza tra la dimensione terrena delle guardie addormentate e la dimensione divina della Resurrezione, lo fa utilizzando due diverse prospettive, due dimensioni separate dal sarcofago che diventa vero diaframma tra le due diverse realtà. Per questo il sarcofago, al contrario di quello di Niccolò da Segna, è perfettamente frontale, non se ne scorgono i bordi, o l'interno, Piero sceglie una visione che lo renda  molto più che un oggetto reale, non deve essere un ostacolo da scavalcare, ma il simbolo della morte sopraffatta e vinta.

E' stato detto che il Cristo di Piero della Francesca è un Cristo trionfante, il manto rosa che lo avvolge, non è più il bianco lenzuolo col quale, stando a Matteo, Gesù fu avvolto e deposto nella tomba, ma è diventato rosa, perché macchiato di sangue dei nemici e forse espressione visibile delle parole di Isaia " il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti, perché il giorno della vendetta era nel mio cuore e l'anno del mio riscatto è giunto" (Isaia 63, I-IV). Eppure come detto a questo trionfo nessuno assiste, le guardie sono avvolte in un sonno pesante. Già Massimo Cacciari ha notato "che simboleggiano ignoranza e impotenza" espressione delle tenebre che non hanno accolto la luce. E' così che la Resurrezione può leggersi in uno come espressione di trionfo e di sconforto, scrive in proposito Cacciari "Egli deve riapparire dal fondo del Sepolcro per provare tutto il peso di non essere accolto, di non poter essere compreso""un martire a nessuno. E mostrare di saperlo sopportare, di saper insistere, malgrado ciò".

 

COMUNICATO STAMPA

La Resurrezione, summa dell’arte di Piero della Francesca, è in stato di degrado dovuto al passare del tempo. Negli oltre cinque secoli dalla sua creazione non è mai stata oggetto di un restauro significativo  e la sua condizione, oggi, richiede un autorevole intervento di restauro che sarà effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dalla Soprintendenza di Arezzo.

Il restauro agirà sulle complesse condizioni conservative e strutturali dell’opera, ma non solo: al centro dell’attenzione c’è la volontà di restituire la visione integrale dell’opera e il suo completo apprezzamento.

I restauratori effettueranno una accurata pulitura volta a eliminare i materiali di accumulo che si sono depositati sull’opera nel corso dei secoli, oltre ad agire per arrestare il degrado procurato dai fenomeni di solfatazione e distacco degli intonaci, al fine di assicurare la conservazione per il futuro del capolavoro di Piero.

Il Comune di Sansepolcro ha stanziato 40.000,00 € per il restauro, ma è, soprattutto, grazie al generoso contributo di 100.000,00 € messi a disposizione dal Dr. Aldo Osti, Mecenate e finanziatore, che le operazioni di restauro sono al loro definitivo avvio.

La donazione ricevuta dal Comune di Sansepolcro è un atto di appassionato mecenatismo, ed è il segno, chiaro e rilevante, di quanto l’arte di Piero sia amata e di quanto il sostegno concreto dei privati sia importante nella conservazione del nostro patrimonio artistico, e nel far sì che opere come la Resurrezione passino alle future generazioni.

Gli interventi di restauro sono particolarmente urgenti per via dei fenomeni di solfatazione e decoesione della pellicola pittorica e di distacco della pellicola pittorica e degli intonaci, tra loro e/o dalla struttura muraria. I fenomeni di degrado riscontrati sono documentati da indagini scientifiche “non invasive”, già svolte negli anni passati e coordinate dall’Opificio, oltre che dall’esame autoptico della superficie. Fra i danneggiamenti evidenti sull’opera si evidenzia la presenza di rotture delle zone perimetrali che insistono in corrispondenza delle colonne corinzie, della base e della trabeazione della cornice.

La Resurrezione di Piero, non ha una datazione precisa; questa oscilla fra il 1450 e il 1465, e nel tempo si è posto il dubbio circa la sua esatta collocazione. Fra le tante ipotesi fatte sull’opera, si è supposto, a più riprese, che l’opera non sia stata dipinta originariamente sulla parete che ancora oggi la ospita, ma che questa potrebbe essere una collocazione successiva, anche se antica. Se questo fatto corrispondesse a verità, l’evento costituirebbe probabilmente una delle più antiche e monumentali operazioni di “trasporto a massello” – ossia il taglio e il trasporto di tutto il muro - della storia del restauro. Dal momento che non è possibile affermare, oggi, che una simile operazione sia stata davvero compiuta, è auspicio di tutti  che il restauro possa dare al termine dei lavori una risposta definitiva in merito.

Ciò che risulta importante oggi, sulla base delle indagini effettuate, è che lo strato pittorico della Resurrezione, in tutte le sue parti, non presenta pentimenti o rifacimenti. Questo significa che, nonostante i danni e le vicissitudini conservative, la superficie dipinta interna alla trabeazione è completamente originale. Inoltre, le riprese termografiche effettuate sulla struttura della parete che ospita la Resurrezione hanno potuto determinare l’esatta collocazione di una canna fumaria inclusa nella muratura, sulla destra dell’opera, già attestata e segnalata anche dalla striscia verticale di fuliggine che appare al di sotto della pittura.

La pittura risulta dipinta con tecnica mista: in parte ad affresco, a tempera e a secco, e con l’uso di diversi metodi di trasporto del disegno. La tavolozza di Piero è costituita da pigmenti tipici della tecnica ad affresco, come le ocre, le terre naturali e i silicati; ma anche pigmenti caratteristici della pittura a tempera, come il cinabro, la lacca rossa, la malachite e la biacca.

Durante l’intero periodo del restauro, presumibilmente 18 mesi di lavoro, la Resurrezione, resterà visibile al pubblico. Il cantiere sarà allestito con un ponteggio innovativo e funzionale che consentirà al pubblico di seguire i lavori di restauro e ammirare, nel work-in-progress, il capolavoro di Piero della Francesca.

Sansepolcro è un toponimo importante e dal significato cristiano profondo che accompagna la cittadina persino nel proprio emblema, sul quale è rappresentata la Resurrezione di Piero. Pur non facendo parte del Gran Tour, Sansepolcro, è stata da sempre meta privilegiata di uomini di cultura e di scienze. Francois Deseine, nel 1694, dopo la visita a Sansepolcro, ebbe a scrivere. “ne Palazzo Comunale c’è la Resurrezione di Cristo (di Piero della Francesca) la sua opera migliore”. Austen Henry Layard giunto a Sansepolcro da Arezzo nel settembre del 1855, lasciò questa testimonianza: “L’altra opera di Piero, la maggiore secondo il suo biografo, si trova nella città natale, a Borgo Sansepolcro. La Resurrezione è stata citata da molti, come il pittore e scrittore inglese William Davies, nel 1873; dallo scrittore e storico dell’arte inglese John Addington Symonds che la definì: “La rappresentazione più sublime, più poetica e più terribile che sia mai stata fatta della Resurrezione” e “coloro che hanno visto una volta il suo affresco … non potranno dimenticare la profonda impressione di solitudine e di allontanamento da tutte le cose terrene che produce sull’animo questo capolavoro … “.

Ma l’episodio maggiormente significativo che riguarda la Resurrezione si deve al celebre romanziere inglese, Aldous Huxley, che nel 1924 la definì: “La più bella pittura del mondo”. A seguito della lettura del saggio di Huxley, il Comandante di Batteria dell’esercito alleato, Antony Clarke ( 1981), il 31 luglio del 1944, ricordandosi che a Sansepolcro vi era la Resurrezione di Piero decise - nonostante gli ordini contrari - di far cessare il fuoco delle artiglierie sulla città. La Resurrezione di Piero, che è nello stemma di Sansepolcro, ha salvato, dunque, se stessa e la sua città.

La Resurrezione è citata dal Vasari come il capolavoro di Piero della Francesca. Nella ieratica solennità della scena Piero impianta la sua composizione suddividendola in due zone prospetticamente distinte. La parte inferiore, dove sono raffigurate le guardie immerse nel sonno, è dipinta secondo un punto di fuga molto abbassato che rasenta il piano del sarcofago. Questo accorgimento è usato di frequente da Piero che, tendendo a spostare il punto di fuga più basso rispetto, ad esempio, alle indicazioni teoriche di Leon Battista Alberti – il quale prescriveva l’altezza al livello degli occhi delle figure – per ottenere l’effetto di far apparire i suoi personaggi, visti così leggermente di scorcio, ben più imponenti e monumentali.

Sopra il torpore pesante delle sentinelle s’innalza la figura del Cristo, visto non più dal basso, ma in perfetta, sacrale frontalità.

Dunque, l’opera, presenta due visioni distinte e separate, quasi a voler differenziare la sfera umana da quella divina.

Il Cristo risorto, reso in una dimensione di rustica umanità, ben corrisponde, tuttavia, a quell’ideale concreto, misurato e insieme ieratico che Piero ha dell’uomo. Dietro di lui, Piero rappresenta un paesaggio conosciuto, che ripropone spogliandolo, però, di riferimenti diretti e riconoscibili, come spesso accade negli sfondi di molte altre sue opere. Il paesaggio è simbolicamente diviso a metà: a sinistra ancora spoglio, nella desolazione dell’inverno, a destra rinverdito dalla primavera.

In tutta la letteratura esistente sulla Resurrezione è Roberto Longhi a rendere la più toccante e profonda lettura del capolavoro, e così egli cita: “Una calma supremamente spettacolare come non s’era ancora vista, una distensione puramente contemplativa e spaziale, che anche nel più drammatico degli argomenti è una delle più alte proprietà di Piero, dove Piero immette così l’umanità, così la divinità, uomini cubici, uomini colonnari, solenne elezione, guardiani dello spazio”.

Un elemento interessante della figurazione della Resurrezione è quello della possibilità che il soldato in posizione frontale, ai piedi del Cristo, sia l’autoritratto di Piero della Francesca. A riprova dell’antica tradizione che questi fossero i caratteri somatici di Piero, sono alcuni dettagli somatici come i capelli ricci, gli occhi grandi, rotondi e molto incavati, il mento pronunciato con al centro una caratteristica fossetta, le labbra carnose che ritornano in altri personaggi della sua opera nei quali si può pensare che l’artista si sia ritratto. Questi tratti somatici vengono poi assunti da tutta la ritrattistica ideale di Piero della Francesca di epoca successiva.

La produzione di Piero della Francesca costituisce uno dei capitoli di assoluta grandezza della pittura italiana. La matrice prospettico-spaziale, che le è propria, gli aspetti di chiara luminosità e di attenzione ai fenomeni naturali di derivazione fiamminga, l’attenzione lenticolare ai dettagli, ne caratterizzano i principi e l’estetica.

La sua grandezza e la sua capacità di parlare ad epoche e culture diverse è dimostrata dal fatto che l’influenza di Piero continua e opera nella maggior parte della pittura moderna. Nathaniel Silver, curatore della mostra «Piero della Francesca in America», allestita alla Frick Collection nel febbraio 2013, rileva come Bernard Berenson in una conversazione del 1932 “aveva già tracciato dei paralleli tra le composizioni di Piero e quelle di Cézanne” e che “la rarità delle sue opere divenne un fattore chiave per i collezionisti, che “lessero” la semplicità e la monumentalità solenne delle figure di Piero attraverso il Cubismo e l’Impressionismo”. Piero è presente anche nelle composizioni di Seurat, in Balthus – che copiò le sue pitture -, in Giorgio Morandi. Piero è considerato il maestro spirituale del “Rappel à l’ordre”, della metafisica di De Chirico, delle ricerche tonali, dei valori plastici e della sospesa monumentalità di Sironi e si ritrova nella limpida verticalità della “Colonna infinita” di Brancusi.

 

02) SCHEDA TECNICA

 

Il Restauro della Resurrezione di Piero della Francesca conservata nel Museo Civico di Sansepolcro sarà realizzato da:

 

Opificio delle Pietre Dure di Firenze:

Marco Ciatti, Soprintendente;

Cecilia Frosinini, Direttrice del Settore Restauro Dipinti Murali e Stucchi

Paola Ilaria Mariotti, Restauratore e Conservatore

 

Soprintendenza BAP SAE di Arezzo:

Agostino Bureca, Soprintendente

Luisa Caporossi, Funzionario di zona

Umberto Senserini, Restauratore

 

Ente proprietario:

Comune di Sansepolcro

Daniela Frullani, Sindaco di Sansepolcro

 

Museo Civico di Sansepolcro:

Mariangela Betti, Direttrice

 

Enti coinvolti:

Istituzione culturale Biblioteca Museo Archivi storici - Città di Sansepolcro

Daniele Piccini, Presidente

 

Ringraziamenti:

Prof. Carlo Bertelli, Storico dell’Arte

Signor Andrea Borghesi, referente in Sansepolcro per il Dr. Aldo Osti

Prof. Massimo Cacciari, Filosofo e Accademico italiano

Signor Gianfranco Faina, referente in Sansepolcro per il Dr. Aldo Osti

Dott.ssa Paola Refice, Soprintendenza di Arezzo

Sig.ra Cristiana Massari, Opificio delle Pietre Dure

Sig. Giorgio Zanchi, Museo Civico di Sansepolcro

 

Il Restauro è realizzato grazie ai contributi di:

Comune di Sansepolcro, Ente proprietario

Dr. Aldo Osti, Mecenate e finanziatore

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

 

MUSEO CIVICO DI SANSEPOLCRO

Via Niccolò Aggiunti, 65 – 52037 Sansepolcro, Arezzo, Italy

Telefono e fax: +39 0575 732218

e-mail: museocivico@comune.sansepolcro.ar.it

 

Prenotazioni visite: tel. +39 0575 732218

Orari di visita: tutti i giorni (mai chiuso), dalle ore 10.00 alle ore 13,00 e dalle 14,30 alle ore 18

Ingresso: intero € 8, ridotto e gruppi € 5

Sito web: www.museocivicosansepolcro.it

Pagina Facebook: Museo Civico Sansepolcro

 

APPARATI ICONOGRAFICI

Le immagini ad uso stampa e il dossier stampa relativo al restauro della Resurrezione di Piero della Francesca sono rilasciati esclusivamente in formato elettronico su specifica richiesta.

 

UFFICIO STAMPA: ROSI FONTANA PRESS&PUBLIC RELATIONS

MOB. +39 3355623246 – EMAIL: INFO@ROSIFONTANA.IT

 

 

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OPIFICIO DELLE PIETRE DURE

Anno di fondazione 1588

Soprintendente Marco Ciatti

Descrizione attività

Nasce come istituto a competenza nazionale nel 1975 dall'unione di due diverse realtà attive da tempo nel campo della produzione artistica e della conservazione delle opere d'arte a Firenze: l'antico e rinomato Opificio delle Pietre Dure, nato nel 1588 come manifattura di corte e trasformato in istituto di restauro verso la fine dell'Ottocento, e il Laboratorio di restauro, sorto all'interno della Soprintendenza nel 1932, grandemente poi sviluppatosi nella nuova sede della Fortezza da Basso in seguito all'alluvione di Firenze del 1966.

Tre sono oggi i campi di attività dell'Opificio che rimane sostanzialmente caratterizzato dalla propria capacità operativa: la conservazione propriamente detta, tramite gli 11 Settori specialistici di restauro ed i circa 35 restauratori, eseguita in forma diretta o indiretta, cioè con consulenze, progettazioni e direzioni dei lavori; la ricerca, sia pura sia soprattutto applicata ai casi in corso di restauro; la didattica tramite la Scuola di Alta Formazione e un’intensa attività di stage in rapporto con analoghi istituti italiani e internazionali.

Divulga i risultati del proprio lavoro tramite la rivista annuale "OPD Restauro", edita dal 1986, con la collana "Problemi di conservazione e restauro", che dal 1990 ha già 42 volumi al suo attivo, e con pubblicazioni monografiche.

Realizzazioni Negli ultimi decenni sono stati condotti centinaia di restauri riguardanti alcune delle opere più significative dell’arte mondiale; tra gli interventi effettuati recentemente ricordiamo il restauro della Croce dipinta di Giotto della chiesa di Ognissanti a Firenze, del Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico proveniente dal Museo di San Marco a Firenze, il trittico di San Michele di Ambrogio Lorenzetti del Museo di Asciano (Siena), la Bella di Tiziano della Galleria Palatina, la Madonna col Bambino di Andrea Mantegna dell’Accademia Carrara di Bergamo, le pitture murali, opera di Agnolo Gaddi (circa 1.000 mq di superficie) della Cappella Maggiore della Basilica di Santa Croce a Firenze; il “porcellino”, scultura in bronzo di Pietro Tacca, con la relativa base originale, proveniente dal Museo Bardini; un grande bassorilievo in terracotta raffigurante la Madonna col Bambino di Jacopo Sansovino dei Musei Civici di Vicenza; la Madonna con Bambino, una terracotta dipinta a freddo, proveniente da Citerna e attribuita a Donatello; il Memento Mori di Grinling Gibbons del sec.XVII della Galleria Estense di Modena (il cosiddetto “pannello di Cosimo” dello stesso autore è invece in corso di restauro); un mosaico pavimentale romano dal Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca; un prezioso arazzo della metà del sec. XV rappresentante l’Assalto finale di Tito a Gerusalemme del Museo del Bargello; il Reliquiario di Sisto V dal Museo Vescovile di Montalto Marche (AP); la Fontana dell’isola, in marmo e bronzo, proveniente dal Giardino di Boboli; le fasce decorative sopra l’arco d’ingresso della cappella Spinelli (Maestro di Figline) e della cappella Bardi (Giotto) nella Basilica di Santa Croce, mentre si è concluso il  lungo restauro della Porta del Paradiso del Ghiberti, proveniente dal Battistero di San Giovanni a Firenze.

Sono stati recentemente ultimati il restauro  del Ritratto di Baccio Valori di Sebastiano del Piombo della Galleria Palatina, la statua lapidea del San Giovannino di Ubeda attribuita a Michelangelo, il bassorilievo in terracotta policroma della Madonna con Bambino attribuita a Donatello della chiesa di Santa Trinita., il Paliotto di Guido da Siena della Pinacoteca Nazionale di Siena, il Paliotto fiorito della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, il Crocifisso di Antonio del Pollaiolo della Basilica di San Lorenzo e quello di Benedetto da Maiano del Duomo di Firenze; la Maddalena di Donatello del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore;  infine per quanto riguarda il settore bronzi, è stato ultimato il restauro del Pulpito della Resurrezione di Donatello nella Basilica di San Lorenzo, mentre è in corso di restauro quello della Passione, sempre in San Lorenzo.

Tra le opere attualmente in restauro vogliamo ricordare: gli affreschi di Paolo Uccello e altri pittori del Chiostro Verde di Santa Maria Novella; l’Ultima Cena del Vasari, sempre proveniente da Santa Croce; il Paliotto di San Zanobi del Maestro del Bigallo; l’Adorazione dei Magi di Leonardo dalla Galleria degli Uffizi; il Crocifisso di Simone Martini dalla chiesa della Misericordia di San Casciano Val di Pesa; sono in corso di ultimazione i il restauro dei  ricami con Storie di San Giovanni Battista su disegno di Antonio Del Pollaiolo; il Pallio bizantino del museo di sant’Agostino di Genova;; un mosaico medioevale proveniente dal Bargello; i bozzetti di Mino Maccari disegnati per il Falstaff di Verdi conservati presso il Teatro Comunale di Firenze; infine, per quanto riguarda il settore bronzi, è in pieno svolgimento il restauro della Porta Nord di Lorenzo Ghiberti, del Battistero di san Giovanni.

 

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